Secondo la tradizione furono i Cinesi in epoca remota a scoprire il metodo per sfruttare il prezioso filamento mediante l'allevamento dei bachi e a produrre i primi tessuti di seta. Si era nel III millennio a.C. e per vari secoli le stoffe seriche furono riservate alla corte imperiale, il segreto venne rigorosamente mantenuto così che altrove si conosceva solo la seta selvaggia. Solo più tardi si cominciò ad esportare la seta in tessuti, matasse o filati attraverso la famosa Via della Seta, descritta anche da Marco Polo, per mezzo della quale non solo merci di valore, ma anche culture e religioni, piante e animali si propagarono da est verso ovest e viceversa.
I Greci e soprattutto i Romani furono grandi importatori dei preziosi tessuti di seta, con cui venivano confezionate vesti raffinate e costose. Dapprima centro commerciale della seta, Costantinopoli fu anche sede di tessiture e vi si realizzò in seguito il primo allevamento di bachi con alcune uova riportate di nascosto da due monaci inviati verso il 550 da Giustiniano. L'Impero di Oriente si specializzò così nella produzione di splendide stoffe seriche, impreziosite da raffinati disegni decorativi. Con la caduta dell'Impero la produzione della seta e la sua diffusione nel Mediterraneo furono ad appannaggio degli Arabi, che la resero fiorente in Spagna e in Sicilia, da dove passò in Italia trovando le condizioni ideali per un rapido e prospero sviluppo. Nell'Antichità e fino al Medioevo l'impiego della seta nell'abbigliamento fu limitato alle classi privilegiate a causa del suo alto costo, solo dopo le Crociate e con il proliferare delle manifatture (specie in Italia che dal XIII al XVII rifornì tutta l'Europa) la seta divenne più accessibile e se ne allargò il consumo. La sericoltura si diffondeva intanto in altri paesi europei, soprattutto in Francia, dove nei secoli XV e XVI sorsero grosse manifatture che tolsero il primato a quelle italiane.
L'invenzione del telaio meccanico nei primi anni dell'Ottocento potenziò l'industria della seta, mentre nella seconda metà dell'Ottocento si assistette alla ripresa dell'importazione dall'Oriente (Cina e Giappone) sia di greggio che di tessuti. L'invenzione delle fibre sintetiche e l'aumento costante del costo della seta pura rende oggi rende oggi l'impiego di quest'ultima nella moda sempre pi˘ limitato, anche se le sue qualità di leggerezza morbidezza e splendore restano irraggiungibili dalle altre fibre.
Attualmente su tutte le passerelle di tutto il mondo tantissimi modelli sfilano con tessuti color crema molto vicino all'écru.
Questa è la vera tendenza delle ultime stagioni, definita Ivory. Essa si riferisce alle tonalità della tavolozza del grigio, del giallo e del marrone. In questo modo l'écru fonde perfettamente l'abbigliamento con i colori come il cioccolato, corallo, verde, verde menta e il blu profondo grazie al suo carattere fortemente neutro che permette numerose combinazioni.
Sfilata di moda |
Vorrei anche menzionare la scrittrice Ornella Pistilli che nel suo "Dress code. Sincretismi cultura comunicazione nella moda contemporanea" scrive che il colore écru, insieme ad altri colori neutri come il sabbia, il cammello e il biscotto, è Naturale definito come "quello che guida il sociale e la cultura del nostro paese"
Da "Dress code. Sincretismi cultura comunicazione nella moda contemporanea" pagina 127-128, di Ornella Pistilli
fonte http://embruti.altervista.org/documenti/seta.pdf
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